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Meglio cingoli o pneumatici?

Scopri i risultati dell’indagine triennale condotta dall’Università di Piacenza…

Articolo di Ottavio Repetti tratto dalla rivista MMA di aprile 2018.

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LA CINGOLATURA RIDUCE IL COMPATTAMENTO E FA MOLTO BENE ANCHE AI CONTI AZIENDALI: LO DIMOSTRA UNA RICERCA DELL’UNIVERSITÀ DI PIACENZA.

Il compattamento è, assieme all’erosione, all’acidificazione e alla perdita di nutrienti, una delle dieci maggiori minacce all’impiegoagricolo del suolo, secondo il rapporto Fao del 2015. E questo non è, di certo, un mistero. Come non è una novità che da tempo, ormai, ricercatori e addetti ai lavori siano impegnati a trovare soluzioni contro un problema che mina alle radici – è il caso di dirlo – la fertilità del terreno.

La questione è assai complessa e si scontra frontalmente con la tendenza all’aumento delle potenze – e dimensioni – delle macchine operatrici. È ovvio che sia difficile rispettare la porosità del terreno, se ci si passa con 20 o 30 tonnellate di trincia più carro al seguito. Il compattamento si manifesta infatti quando per un eccesso di peso la porosità del suolo si riduce, fin quasi ad azzerarsi. «Il terreno – spiega Vincenzo Tabaglio, associato di Agronomia all’Università Cattolica di Piacenza – ha in origine una struttura glomerulare ed è quest’ultima ciò che noi dobbiamo preservare.

La potremmo definire una struttura “a pacchetti”, formati da particelle filamentose legate da un qualche tipo di cemento: di natura inorganica o organica. Il calpestamento del terreno provoca l’avvicinamento delle particelle, la conseguente riduzione della porosità e i noti problemi di ristagno e ridotta fertilità». L’agricoltura sostenibile, continua Tabaglio, mira a preservare la porosità del suolo, mantenendo in primo luogo i cosiddetti bio-canali, ovvero quei percorsi verticali, prodotti dalle radici delle piante o dai lombrichi, che facilitano la permeabilità all’acqua. «Si tratta di una forma di porosità continua: alla morte della pianta, la struttura radicale resta come rete di canali in grado di assicurare una porosità ben superiore a quella dell’aratro», conclude il docente, ricordando che sia l’aratura sia la minima lavorazione, in parte, a lungo andare producono una suola di lavorazione impermeabile, ovviamente a profondità diverse, ma con il medesimo effetto.